Scaringella. L’anima della materia

Scaringella. L’anima della materia Mostra personale al Museo Carlo Bilotti, Roma – dal 7 novembre 2025Intervista a cura di Carmela Brunetti per ArtonWorld.com Nel cuore di Villa Borghese, il Museo Carlo Bilotti accoglie la nuova mostra personale della scultrice Scaringella artista capace di trasformare il marmo in una vibrazione di luce e grazia. Le sue opere, spesso composte da piccole sculture che si uniscono in installazioni di sorprendente equilibrio, rivelano un linguaggio intimo e contemporaneo, dove la materia diventa preghiera e la forma si fa respiro.Stabilitasi a Carrara, Scaringella ha scelto di lavorare a contatto con la pietra più nobile e luminosa, trasformandola in simbolo di rinascita spirituale e sostenibilità. Le sue creazioni raccontano l’armonia tra forza e leggerezza, tra il gesto umano e l’energia della natura, fondendo principi orientali e tradizione scultorea italiana in una visione profondamente personale. D. Le sue opere colpiscono per la delicatezza dei dettagli e per la capacità di fondersi in grandi installazioni dal forte impatto visivo. Come nasce questa idea di unire piccoli frammenti per creare un’opera totale? R.Amo pensare che ogni piccola scultura sia un frammento di un racconto più ampio, come una parola all’interno di un poema. Il gesto di unire, di comporre, è per me un atto meditativo e simbolico: rappresenta la connessione tra le parti, tra gli esseri umani e la natura, tra la materia e lo spirito. Ogni frammento conserva la propria identità, ma solo insieme trova il suo significato completo. D. Lei ha scelto Carrara come città dove vivere e lavorare. Cosa rappresenta per lei il marmo di Carrara? R.Carrara è un luogo sacro per chi ama la scultura. Il marmo che nasce da quelle montagne ha una luce interiore, una memoria antica che mi parla ogni volta che scolpisco. Lavorare qui significa entrare in dialogo con la materia, ascoltarne i ritmi e rispettarne i tempi. È anche un modo per radicarmi in una tradizione millenaria, ma con uno sguardo contemporaneo, aperto alla sperimentazione. D. Nei suoi lavori emerge una forte attenzione ai valori della sostenibilità. In che modo questo principio entra nel suo processo creativo? R.La sostenibilità per me non è solo un tema etico, ma un modo di vivere e creare. Utilizzo spesso frammenti di marmo recuperati, scarti di lavorazione che trasformo in nuove forme. È un gesto di rispetto verso la materia e verso la natura che ce la offre. Credo che l’arte debba insegnare anche questo: la possibilità di rigenerare, di dare nuova vita a ciò che sembra perduto. D. Lei parla spesso di spiritualità e di principi orientali come fonte d’ispirazione. In che modo questi valori influenzano la sua ricerca artistica? R.Mi ispiro alla filosofia zen e al concetto di equilibrio interiore. Nella scultura, come nella vita, cerco la semplicità e la purezza del gesto. Ogni segno, ogni levigatura, ogni vuoto ha un senso preciso. La spiritualità per me è la capacità di ascoltare il silenzio della materia, di trasformarlo in forma, e di restituire al pubblico un’emozione autentica, una pausa di consapevolezza nel ritmo frenetico del presente. Titolo mostraDeus sive naturaOpere di Silvia ScaringellaA cura di Maila BuglioniAperta fino al 25 gennaio 202

Joas Nebe – Art Basel Paris 2025: The Representation of Representation

Joas Nebe – Art Basel Paris 2025: La rappresentazione della rappresentazione Nella grande sala del Grand Palais, la Goodman Gallery espone una grande fotografia a colori di un orso impagliato con gli occhiali proveniente dal Leibniz IZW, mentre Chantal Crousel presenta un’opera di Wolfgang Tillmans che raffigura la sala principale del Musée d’Orsay. Thomas Struth fotografa l’orso con gli occhiali dall’alto, creando a prima vista l’illusione di un orso vivo e addormentato. Solo a un esame più attento lo sfondo neutro diventa sconcertante. Un’occhiata al titolo rivela che si tratta effettivamente di un oggetto esposto in un museo di storia naturale (Goodman Gallery (NY), Thomas Struth, Spectacled Bear, Leibniz IZW, 2018, Fotografia). Allo stesso modo, Wolfgang Tillmans presenta lo stato finale, da museo, di sculture del XIX secolo che un tempo erano esposte all’aperto e che ora hanno trovato posto al Musée d’Orsay a causa dei cambiamenti nel paesaggio parigino. (Chantal Crousel Gallery, Parigi, Wolfgang Tillmans, Overview (Musée d’Orsay), 1986, Fotografia) Anche Giulio Paolini fa un passo indietro, come Tillmans. Eleva la leggenda di Giove e Antiope, la bellissima figlia del dio fluviale Asopo, sedotta da Giove, a un nuovo livello, narrando la storia non come una favola pittorica, ma come una ricostruzione della tradizione narrativa che si è sviluppata attorno a questa favola. Il vetro della cornice scivola fuori dalla cornice. La riproduzione del dipinto è frammentata, e sopra di essa incombe la bellezza barocca e opulenta di Antiope come un ritaglio. (Alfonso Artiaco, Napoli, Italia, Giulio Paolini: Giove e Antiope, 2016-2021) Anche Gala Porras-Kim si confronta con la realtà a un metalivello. Come le altre opere descritte, Porras-Kim ricrea le collezioni fotografiche del Carnegie Museum come disegni a grafite di grandi dimensioni. Copia con precisione le singole fotografie allineate nel museo, caricando così di soggettività l’autenticità della rappresentazione fotografica. Le immagini fotografiche raffigurano un camion di profilo, davanti al quale posa il suo orgoglioso proprietario, centralinisti al lavoro e giocatori di baseball sul campo visti dall’alto. Questa immagine nell’immagine è arricchita dalla disposizione e dall’allineamento delle fotografie, che le collocano in un contesto storico. Questo deve essere visto come un risultato dei curatori della mostra, mentre la selezione dell’estratto delle fotografie rappresenta un risultato quasi curatoriale dell’artista stessa. Quindi, come le altre opere menzionate, si tratta di un’interpretazione dell’interpretazione in questione. (Commonwealth and Council (Los Angeles, USA), Gala Porras-Kim: 147 Photographs at Carnegie Museum, disegno a grafite)Infine, un altro esempio di meta-interpretazione è presentato dal duo di artisti Gilda Mantilla e Raimond Chaves con la loro opera “Dibujando America” presso ProjecteSD (Barcellona). I due artisti hanno consultato gli archivi dell’America Latina, all’interno della regione amazzonica, e hanno creato copie di artefatti visivi. Hanno anche scelto immagini da giornali e, analogamente agli artefatti visivi, ne hanno copiato solo alcune parti e le hanno appese una accanto all’altra come stampe a carboncino su fogli A4. Come Porras-Kim, questa giustapposizione di diverse rappresentazioni crea un nuovo livello interpretativo accanto alla rappresentazione stessa. Inoltre, gli artisti intervengono sul materiale visivo selezionando alcune parti e omettendone altre. Il risultato sono frammenti di immagini che acquisiscono una propria qualità e, ancor più delle opere di Porras-Kim, si staccano dal loro contesto museale o, in questo caso, archivistico. In questo modo, Art Basel Paris sottolinea il cambiamento di percezione all’interno delle nostre società, che, a causa dell’uso diffuso dei social media come mezzo di comunicazione interpersonale, altera la percezione stessa della realtà. Questo sviluppo riceverà ulteriore impulso dall’ampia accettazione sociale dell’IA e dal suo utilizzo diffuso in futuro, lasciando da vedere come gli artisti affronteranno la scomparsa del reale in futuro.Crediti:Art Basel Paris/ Joas NebeGalleria Goodman/Joas NebeChantal Crousel/Joas NebeAlfonso Artiaco/Joas NebeCommonwealth e Consiglio/Joas NebeProjecteSD/Joas Nebe In the grand hall of the Grand Palais, Goodman Gallery presents a large color photograph of a stuffed spectacled bear from the Leibniz IZW, while Chantal Crousel exhibits a work by Wolfgang Tillmans depicting the main hall of the Musée d’Orsay. Thomas Struth photographs the spectacled bear from above, creating at first glance the illusion of a living, sleeping animal. Only upon closer inspection does the neutral background become unsettling. A glance at the title reveals that it is, in fact, an exhibit in a natural history museum (Goodman Gallery (NY), Thomas Struth, Spectacled Bear, Leibniz IZW, 2018, photograph). Similarly, Wolfgang Tillmans presents the final, museum-state of 19th-century sculptures that were once displayed outdoors and have now found their place in the Musée d’Orsay due to changes in the Parisian landscape (Chantal Crousel Gallery, Paris, Wolfgang Tillmans, Overview (Musée d’Orsay), 1986, photograph). Giulio Paolini, like Tillmans, takes a step back. He elevates the legend of Jupiter and Antiope — the beautiful daughter of the river god Asopus, seduced by Jupiter — to a new level by narrating the story not as a pictorial fable but as a reconstruction of the narrative tradition that developed around it. The glass of the frame slips out of its borders. The reproduction of the painting is fragmented, while the baroque and opulent beauty of Antiope looms above it like a cut-out. (Alfonso Artiaco, Naples, Italy, Giulio Paolini: Jupiter and Antiope, 2016–2021). Gala Porras-Kim also confronts reality on a meta-level. Like the other works described, Porras-Kim recreates photographic collections from the Carnegie Museum as large-scale graphite drawings. She precisely copies individual photographs aligned in the museum, thus charging the photographic authenticity of representation with subjectivity. The photographic images depict a side view of a truck with its proud owner posing in front of it, telephone operators at work, and baseball players seen from above. This image-within-an-image is enriched by the arrangement and alignment of the photographs, which place them in a historical context — the result of the exhibition curators’ work — while the artist’s selection of photographic excerpts becomes a curatorial act of her own. Thus, as with the other works mentioned, it is an interpretation of an interpretation. (Commonwealth and Council, Los Angeles, USA, Gala Porras-Kim: 147 Photographs at Carnegie Museum, graphite drawing). Finally, another example of meta-interpretation is presented by the

Joas Nebe – Art Basel Parigi 2025

Joas Nebe – Art Basel Parigi 2025 La Stevenson Gallery (Città del Capo, Johannesburg, Amsterdam) ha esposto artisti sudafricani nel suo stand, invitandoli a creare nuove opere in risposta a opere precedenti, realizzate principalmente negli anni Novanta. Jane Alexander ha risposto a un’opera precedente raffigurante un gruppo di animali e umani con una stampa a pigmenti su cotone, raffigurante un paesaggio urbano abitato da animali. L’unica influenza umana appariva nel bordo dell’aiuola in secondo piano, dove un uccello si ergeva dietro una testa di animale che occupava il primo piano a sinistra. Per il resto, ogni influenza umana era assente. (Jane Alexander: Vredehoek, 2024) Ventiquattro anni prima, era stato creato un gruppo di figure, composto da una scimmia che camminava a grandi passi e tirava un coniglio con un maglione su un carretto per bambini. La scimmia si avvicinava a una figura femminile che indossava una maschera da gatto. (Jane Alexander: Street Cadets with Harbringer: Wish, Walk/Loop, Long, 2000). Nella sezione Emergence, la galleria parigina exo exo ha presentato le opere di Ash Love, artista nata nel 1996. Exo exo era nata da una galleria di produzione ed era sul mercato da circa cinque anni. Bebé Boum (2025) ha esaminato i rituali della festa nella nostra società occidentale. L’artista ha stampato istantanee delle sue feste di compleanno su un mazzo di palloncini, trasformando il simbolo delle occasioni festive in un ricordo di esperienze personali. Gli oggetti quotidiani della festa si sono fusi con ricordi d’infanzia (una visita a una fiera dove si compravano uno o due palloncini insieme allo zucchero filato).Christian Berst di Art Brut (Parigi), una galleria dedicata all’arte outsider, ha presentato una mostra personale con opere dell’artista tedesca Julia Krause-Harder, autistica. Le persone autistiche spesso possedevano capacità particolarmente sviluppate e l’attenzione di Krause-Harder era rivolta alla storia naturale della preistoria. Grazie a innumerevoli visite a musei di storia naturale come il Senckenberg Research Institute e il Naturmuseum Frankfurt, ha accumulato un’immensa conoscenza sulla moltitudine di specie di dinosauri. Il suo progetto artistico mirava a dare vita, nel corso degli anni, a ben 800 specie di dinosauri conosciute attraverso assemblaggi realizzati con oggetti di uso quotidiano. Le figure che Berst ha esposto ad Art Basel consistevano in vari oggetti trovati che Krause-Harder ha assemblato in scheletri di dinosauro. Gli occhiali da sole sono diventati vertebre, le pipette si sono trasformate in denti nel cranio del dinosauro. Uno pterosauro era adornato con un cappotto di lana lavorato a maglia, che volteggiava sopra le sue controparti a quattro zampe nello stand di Berst. Krause-Harder ha sottolineato la temporalità della rappresentazione dei dinosauri attraverso l’uso di oggetti di uso quotidiano, mettendo in discussione le affermazioni universali della scienza stessa. Analogamente a exo exo, Petrine (Parigi) ha presentato le opere di Sophie Kovel nella sezione Emergence con una presentazione personale intitolata “Donazioni e patrimoni”. Kovel ha esplorato l’eredità della miliardaria statunitense Marjorie Merriweather Post, ex proprietaria di General Foods e collezionista d’arte. Con un patrimonio stimato di 250 milioni di dollari, era una delle donne più ricche degli Stati Uniti. Marjorie Merriweather Post morì nel 1973 e il suo patrimonio, che comprendeva porcellane pregiate, preziosi oggetti d’antiquariato e gioielli costosi come gli orecchini di Maria Antonietta, era ora conservato in un museo privato. Pezzi storici come gli orecchini di Maria Antonietta si trovavano allo Smithsonian Institute di Washington. Marjorie Merriweather Post ha acquisito una rilevanza inaspettata grazie a Donald Trump, in quanto fu lei a costruire la sua tenuta di Mar-a-Lago. La presentazione includeva una fotografia in bianco e nero degli orecchini di Maria Antonietta, scattata da Kovel allo Smithsonian, che la stessa Kovel aveva messo a confronto con i gioielli di moda acquistati nel negozio del museo. Un’altra foto raffigurava una tavola apparecchiata con porcellane di Sèvres. A prima vista, si sarebbe potuto pensare a una fotografia pubblicitaria, dato l’uso della fotografia a colori da parte di Kovel. Tuttavia, uno sguardo più attento rivelava il cordoncino di protezione visibile nella parte inferiore della foto, a indicare che si trattava di un’esposizione in un contesto museale. Pertanto, le fotografie rappresentavano l’interpretazione di un’interpretazione, poiché ritraevano reperti in un contesto museale, che a sua volta rappresentava un’interpretazione di una possibile situazione di cena al Post’s. L’estratto fotografico e la fotografia a colori reinterpretavano questi reperti. Attraverso questo processo di interpretazione dell’interpretazione, la miliardaria appariva sempre più distante e vulnerabile. Il riferimento diretto e le sue opinioni potenzialmente conservatrici erano oscurati dal carattere museale dei suoi beni, rendendo l’interpretazione sempre più impegnativa. Crediti fotografici:Art Basel/ Joas NebePetrine/Joas NebeChristian Berst art brut/Joas NebeExo exo/Joas NebeStevenson/Joas Nebe https://joasnebe.art @joas.nebe The Stevenson Gallery (Cape Town, Johannesburg, Amsterdam) exhibited South African artists in its booth, inviting them to create new works in response to previous ones, mainly produced in the 1990s. Jane Alexander responded to an earlier piece depicting a group of animals and humans with a pigment print on cotton showing an urban landscape inhabited by animals. The only human influence appeared along the edge of the flower bed in the background, where a bird stood behind an animal’s head occupying the foreground on the left. Apart from that, every trace of humanity was absent. (Jane Alexander: Vredehoek, 2024). Twenty-four years earlier, she had created a group of figures consisting of a long-striding monkey pulling a rabbit wearing a sweater in a baby cart. The monkey approached a female figure wearing a cat mask. (Jane Alexander: Street Cadets with Harbringer: Wish, Walk/Loop, Long, 2000). In the Emergence section, the Parisian gallery exo exo presented the works of Ash Love, an artist born in 1996. Exo exo had evolved from a production gallery and had been on the market for about five years. Bebé Boum (2025) examined the rituals of partying in Western society. The artist printed snapshots of her birthday parties on a bunch of balloons, turning the symbol of festive occasions into a record of personal experiences. Everyday party objects merged with childhood memories (a visit to a fair where one would buy one or two

AI WEIWEI’S TURANDOT: The Chinese artist’s operatic debut premieres (in preview) at the Festival dei Popoli

AI WEIWEI’S TURANDOT: The Chinese artist’s operatic debut premieres (in preview) at the Festival dei Popoli by Carmelita Brunetti Il potente documentario diretto da Maxim Derevianko sarà presentato in anteprima nazionale alla 66ª edizione del Festival dei Popoli, in programma a Firenze dall’1 al 9 novembre 2025. Il documentario “AI WEIWEI’S TURANDOT”, arriva in anteprima nazionale come evento speciale alla 66ª edizione del Festival dei Popoli, il più importante festival internazionale dedicato al cinema documentario in Italia e il più antico d’Europa.La proiezione è in programma martedì 4 novembre 2025 nella sezione Doc Highlights, alla presenza del regista Maxim Derevianko, della produttrice italiana Marta Zaccaron e della produttrice americana Christine La Monte. L’arte in questo docufilm viene presentato come come atto politico e umano.Il film segue Ai Weiwei, artista e attivista di fama mondiale, durante la sua prima regia operistica per la Turandot di Puccini al Teatro dell’Opera di Roma. Il documentario trasforma il capolavoro pucciniano in una piattaforma artistica e politica, esplorando i temi universali della libertà, della resistenza e della verità attraverso lo sguardo di un artista che ha sempre usato l’arte come forma di denuncia. Attraverso immagini inedite e riflessioni intime, “AI WEIWEI’S TURANDOT” diventa un viaggio tra arte, attivismo e memoria collettiva, offrendo una profonda riflessione sul ruolo dell’arte nei momenti di crisi globale. Un dialogo tra culture e libertà Girato tra il 2020 e il 2022, durante la pandemia da Covid-19, il film si interroga su domande fondamentali:“Che cos’è l’arte? E perché ne abbiamo bisogno?”La coreografa Chiang Ching, collaboratrice di lunga data di Ai Weiwei, descrive Turandot come uno specchio della vita stessa dell’artista: una storia di resistenza, identità e ricerca della verità.In questo intreccio, l’opera lirica diventa strumento di libertà e riflessione sociale. La visione di Maxim Derevianko Per il regista Maxim Derevianko, il documentario è anche un progetto personale. Figlio del celebre ballerino russo Vladimir Derevianko, dissidente del Bolshoi costretto a fuggire dalla Russia nel 1982, il regista riconosce nella storia di Ai Weiwei una vicinanza profonda.«Conoscevo Ai Weiwei come un simbolo della libertà di parola», afferma Derevianko. «Mio padre ha combattuto per la libertà artistica, e attraverso il suo esempio ho imparato che Everything is art. Everything is politics.» Con “AI WEIWEI’S TURANDOT”, Derevianko realizza un tributo al potere dell’arte come forma di libertà e amore universale, ricordando che gli artisti sono combattenti e attivisti al servizio della verità.Arte come terapia, come cua per affrontare e risolvere problemi psicologici, o malattie terminali. Produzione e crediti “AI WEIWEI’S TURANDOT” è una produzione Incipit Film e La Monte Productions, in associazione con AC Films, White Feathers Films e Homemade Entertainment LLC.Il progetto ha ricevuto il sostegno di Fondo Audiovisivo FVG, Io Sono Friuli Venezia Giulia, Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, e la collaborazione del Teatro dell’Opera di Roma. The powerful documentary directed by Maxim Derevianko will have its Italian premiere at the 66th edition of the Festival dei Popoli, scheduled to take place in Florence from November 1 to 9, 2025.The film, “AI WEIWEI’S TURANDOT”, arrives as a special event at the 66th edition of the Festival dei Popoli — Italy’s most important international documentary film festival and the oldest in Europe.The screening is set for Tuesday, November 4, 2025, within the Doc Highlights section, in the presence of director Maxim Derevianko, Italian producer Marta Zaccaron, and American producer Christine La Monte. Art as a political and human act The documentary follows world-renowned artist and activist Ai Weiwei during his first operatic direction — Puccini’s Turandot at the Teatro dell’Opera di Roma.The film transforms Puccini’s masterpiece into both an artistic and political platform, exploring universal themes of freedom, resistance, and truth through the gaze of an artist who has always used art as a form of protest. Through unreleased footage and intimate reflections, “AI WEIWEI’S TURANDOT” becomes a journey across art, activism, and collective memory, offering a profound meditation on the role of art in times of global crisis. A dialogue between cultures and freedom Filmed between 2020 and 2022, during the Covid-19 pandemic, the film raises fundamental questions: “What is art? And why do we need it?” Choreographer Chiang Ching, Ai Weiwei’s longtime collaborator, describes Turandot as a mirror of the artist’s own life — a story of resistance, identity, and the pursuit of truth.Within this narrative, opera becomes a tool for freedom and social reflection. The vision of Maxim Derevianko For director Maxim Derevianko, the documentary is also a deeply personal project.The son of Vladimir Derevianko, the celebrated Russian dancer and Bolshoi dissident forced to flee Russia in 1982, Maxim finds a profound kinship with Ai Weiwei’s story. “I knew Ai Weiwei as a symbol of freedom of speech,” says Derevianko.“My father fought for artistic freedom, and through his example I learned that Everything is art. Everything is politics.” With “AI WEIWEI’S TURANDOT”, Derevianko pays tribute to the power of art as a form of freedom and universal love, reminding us that artists are fighters and activists in service of truth.Art as therapy — as a cure for confronting and healing psychological wounds or even terminal illness. Production and credits “AI WEIWEI’S TURANDOT” is a production by Incipit Film and La Monte Productions, in association with AC Films, White Feathers Films, and Homemade Entertainment LLC.The project was supported by Fondo Audiovisivo FVG, Io Sono Friuli Venezia Giulia, and the Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, in collaboration with the Teatro dell’Opera di Roma.

Cosenza: Multimedia Museum Studios reopens with “Gustav Klimt: The Golden Enchantment”

Cosenza: Multimedia Museum Studios reopens with “Gustav Klimt: The Golden Enchantment” By Carmela Brunetti Museo Multimediale Studios di Cosenza riprende la sua attività espositiva con nuovi e ambiziosi progetti. Considerato tra i musei più interessanti d’Italia, si distingue per la sua versatilità e per l’impiego di tecnologie avanzate, tanto da attirare l’attenzione di Epson, la grande multinazionale leader mondiale nell’innovazione tecnologica. L’apertura del museo è stata celebrata con una mostra immersiva intitolata “Gustav Klimt: l’incanto dorato” Un’esperienza visiva e sensoriale che avvolge il visitatore in un universo di forme vibranti, capaci di trasportarlo nella vita e nell’opera del maestro viennese. Capolavori come Le tre età della donna e Il bacio, insieme ad altre celebri creazioni, prendono vita in un flusso dinamico di immagini e luci, offrendo una prospettiva inedita sulla straordinaria produzione di Klimt. Il percorso espositivo si apre con una grande sala in cui schermi monumentali raccontano, attraverso immagini storiche, una sintesi della biografia dell’artista. L’atmosfera si fa subito intensa e coinvolgente, preparando lo spettatore a lasciarsi catturare dalle sequenze immersive, quasi ipnotiche, che rielaborano i dipinti klimtiani in vortici visivi carichi di emozione. L’approccio sperimentale della mostra richiama, per intensità e innovazione, le installazioni digitali di Refik Anadol, tra i pionieri dell’arte multimediale contemporanea. Come nelle sue opere, anche qui la tecnologia diventa linguaggio poetico e genera un’esperienza capace di suscitare suggestioni profonde. La mostra multimediale dedicata a Klimt non si limita a stupire, ma offre al visitatore un percorso narrativo che alterna contemplazione e meraviglia, lasciando infine una sensazione di armonia e benessere. Momento della presentazione con il sindaco di Cosenza Franz Caruso, l’assessore alla cultura, il Prefetto, il Direttore del Museo Multimedia Museum Studios in Cosenza resumes its exhibition activity with new and ambitious projects. Considered among the most interesting museums in Italy, it stands out for its versatility and the use of advanced technologies, to the point of attracting the attention of Epson, the global multinational leader in technological innovation. The museum’s reopening was celebrated with an immersive exhibition entitled “Gustav Klimt: The Golden Enchantment.” A visual and sensorial journey that envelops visitors in a universe of vibrant forms, capable of transporting them into the life and work of the Viennese master. Masterpieces such as The Three Ages of Woman and The Kiss, along with other iconic creations, come to life in a dynamic flow of images and lights, offering a new perspective on Klimt’s extraordinary oeuvre. The exhibition path opens with a large hall where monumental screens narrate, through historical images, a synthesis of the artist’s biography. The atmosphere immediately becomes intense and engaging, preparing the audience to be captivated by immersive, almost hypnotic sequences that reinterpret Klimt’s paintings as emotional visual vortices. The show’s experimental approach recalls, in its intensity and innovation, the digital installations of Refik Anadol, one of the pioneers of contemporary multimedia art. As in his works, here too technology becomes a poetic language, generating an experience capable of evoking profound emotions. The multimedia exhibition dedicated to Klimt does more than dazzle: it offers visitors a narrative path that alternates contemplation and wonder, ultimately leaving them with a sense of harmony and well-being.

In Venice at Teatro La Fenice: “España” (The Colors and Rhythms of Bolero Dance) with the Larreal Company in its world premiere performance, featuring La Pockemon Crew and the return of Riccardo Muti.

In Venice at Teatro La Fenice: “España” (The Colors and Rhythms of Bolero Dance) with the Larreal Company in its world premiere performance, featuring La Pockemon Crew and the return of Riccardo Muti. By Enrico Gusella Un ottobre di grandi e straordinari appuntamenti attende il Teatro La Fenice di Venezia e il palcoscenico del Teatro Malibran. Si parte venerdì 3 ottobre nella (ore 19) – prosegue il 4 e 5 ottobre – in una serata promossa nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice, che vedrà protagonista la Compagnia Larreal – Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma: punta di diamante della tradizione spagnola, che da ottant’anni porta in scena il fascino della danza bolera. La compagnia presenterà España, uno spettacolo in sei coreografie: Mosaico barroco di Antonio Pérez su pagine di Johann Sebastian Bach e José de Nebra; Sevillanas de autor di Irene Tena e Albert Hernández su musica di La Flor del Romeo e Manuel Pareja Obregón; Amalurra di Eduardo Martínez su musiche di Kalan&Amp, Euskadiko Orkestra, Pascal Gaigne e Manuel García Matos; Entre cuerdas di Axel Galán su musiche di Victor Guadiana e Alberto Iglesias; Requibro di Antonio Pérez su musica di Camille Saint-Saëns; infine Nada más y nada menos di Miguel Fuente su musica di Carlo Núñez. Come ricorda nella presentazione Valentina Bonelli: «Il programma dalla compagnia Larreal, ovvero i Laboratori Coreografici del Real Conservatorio Professional de Danza Mariemma, appare ideale per far compiere allo spettatore un breve viaggio nella ricchezza della tradizione coreutica spagnola. Un corpus sempre vivo e aperto alle influenze, come dimostrano le discipline impartite nel corso di studi agli allievi: e accanto alle danze spagnole, sono anche il balletto classico e la danza contemporanea. Lo dimostra, per il classico, Millán De Benito, mentre la propensione al contemporaneo si deduce dai nomi dei coreografi, tra i più apprezzati del nostro tempo: Nacho Duato, Itzik Galili, Goyo Montero, Sharon Fridman. Dell’emergente Axel Galán, Entre cuerdas è un ensemble rappresentativo della ricchezza di sfumature di cui la danza spagnola può screziarsi nell’ibridazione col miglior contemporaneo. Ma per la sua storia la cui fondazione risale al 1830, il Real Conservatorio è tra i custodi dell’escuela bolera: lo stile spagnolo di danza affermatosi in Europa in concomitanza con la diffusione del balletto romantico. Fonti quali cronache, memorialistica, stampe dell’epoca, ne documentano l’età d’oro: dai trionfi a Parigi di Dolores Serral e Mariano Camprubí alla carriera all’Opéra di Rosita Mauri. E, di riflesso, sono le dive del balletto romantico con un repertorio caratterizzato da pas spagnoli: Maria Taglioni, Fanny Cerrito, Lucile Grahn, sulla scia di Fanny Elssler che faceva furore con la sua cachucha. Per non dire di Marius Petipa che cavaliere di Marie Guy-Stéphan si esibì in tournée in Andalusia, dove apprese le danze locali: ne farà tesoro da maître de ballet in Russia per i suoi grands ballets imperiali. Sopravvissuta a decenni di oblio, fino al rischio di estinzione, dell’escuela bolera si possono ammirare gli esiti odierni in Mosaico barroco. Dove grazia ed eleganza restano, nel braceo (ovvero il port de bras) à la española, e nell’uso delle nacchere, così come nel costume, romantico nella silhouette con decori di carattere, ai piedi le scarpette da salto. Elementi di stile, da combinare a una tecnica assai complessa, strutturata su salti, giri, ricami di gambe. La stessa coreografia è occasione per ammirare un altro stile spagnolo, disciplina al Conservatorio: la danza estilizada, ovvero eseguita su musiche ‘classiche’ di autori dell’Ottocento e del Novecento, da De Falla a Bizet. Calzati gli zapateado, sarà interessante ritrovare, nell’esibizione dei giovani interpreti, i movimenti tipici del flamenco e i suoi giochi ritmici di piedi, ma anche attraverso le danze regionali storiche come Amalurra e Nada más y nada menos, tra movimento, foggia del costume, calzature in corda intrecciata e l’uso differente delle nacchere». E altra occasione da non perdere a Venezia è con Pockemon Crew, una delle compagnie hip hop tra le più titolate al mondo. L’irrefrenabile energia del gruppo guidato da Riyad Fhgani, nato alla fine degli anni Novanta sul piazzale davanti all’Opera di Lione, presenterà in prima assoluta al Teatro Malibran Hashtag Déclic, (venerdì 10 ottobre, ore 19.00 e sabato 11 ottobre ore 17.00) un’inedita coreografia su musica originale di Alice Orpheus, con le luci di Rudy Muet e i video di Angélique Paultes. Per la compagnia si tratta di un graditissimo ritorno sul palcoscenico del Teatro La Fenice in quanto nel maggio 2015 aveva presentato Silence, on Tourne!, lo spettacolo che ha lanciato questi eccezionali artisti all’attenzione internazionale. Così con Hashtag Déclic, la Pockemon Crew esplora la bellezza inquieta di un mondo nel quale i nostri corpi si piegano davanti agli schermi, assorbiti dal flusso incessante delle reti sociali, protesi dei tempi moderni diventata non più rimovibile. A partire da questa considerazione, Riyad Fghani ha dato vita a una coreografia del «corpo digitale», questo corpo contemporaneo rimodellato dai gesti automatici, le posture fisse e i ritmi dettati dai nostri apparecchi elettronici. Attraverso una danza hip-hop tanto fisica quanto curata nei minimi dettagli, gli interpreti indagano l’impatto invisibile ma profondo delle tecnologie sui nostri movimenti, le nostre relazioni e le nostre esistenze. A doppia velocità, in un duplice flusso, Hashtag Déclic interroga i nostri silenzi digitali, le nostre connessioni illusorie, la nostra sete di contatto reale. L’universo visivo dello spettacolo, allo stesso tempo impalpabile e vibrante, ci immerge in una realtà aumentata, di sconcertante familiarità. Un viaggio dei sensi sostenuto dall’energia virtuosa della Pokemon Crew, dove virtuale e reale si intersecano e in cui la danza diventa un linguaggio per interrogare i nostri silenzi digitali e ritrovare, forse, un po’ di umanità. Riyad, nato nel 1979 a Chalon-sur-Saône, esordisce nell’hip-hop a quindici anni ispirato dal fratello maggiore che pratica lo smurf (disciplina della danza hip-hop) sul piazzale antistante l’Opéra di Lione. È così che nel 1999 nasce la Pokemon Crew, di cui Riyad è l’elemento catalizzatore. Attraverso l’incontro con diversi artisti, Riyad nel 2000 entra nell’Opéra di Parigi danzando nella coreografia La chauve souris sotto la

Enrico Gusella presents “On Waters, Rivers and Landscapes, or the Possible Adventure”

Enrico Gusella presents “On Waters, Rivers and Landscapes, or the Possible Adventure” New release from ARTonWORLD Edizioni – Green Luxury Edition Un nuovo saggio di Enrico Gusella, critico e storico dell’arte tra i più autorevoli in Italia, arricchisce la collana editoriale di ARTonWORLD Edizioni: “Su acque, fiumi e paesaggi, o l’avventura possibile”. Il volume esplora il ruolo dei fiumi e delle acque come elementi fondanti di civiltà e cultura, luoghi simbolici in cui le comunità si misurano e ritrovano la propria identità. Acqua e paesaggio vengono letti come segni di storia e di memoria, ma anche come avventura possibile per il futuro. A new essay by Enrico Gusella, one of Italy’s most authoritative art critics and historians, enriches the editorial program of ARTonWORLD Edizioni: “On Waters, Rivers and Landscapes, or the Possible Adventure.” The volume explores the role of rivers and waters as founding elements of civilization and culture—symbolic places where communities measure themselves and rediscover their identity. Water and landscape are interpreted not only as signs of history and memory, but also as an adventure possible for the future. I

Extended until October 14, 2025:“Antonio D’Agostino. Fluxus Images – Photographs from the 1970s”

Extended until October 14, 2025:“Antonio D’Agostino. Fluxus Images – Photographs from the 1970s” Su richiesta del pubblico e dopo il grande successo di critica, la mostra dedicata ai ritratti fotografici Fluxus dell’artista Antonio D’Agostino, la chiusura dell’esposizione è stata prorogata al 14 ottobre 2025 Date della mostra 📅 30 agosto – 14 ottobre 2025 (prorogata grazie alle numerose richieste dei visitatori) Sede:📍 Palazzo del Fulgor – Piazzetta San Martino, Rimini🎫 Ingresso: incluso nel biglietto del Fellini Museum🕒 Orari di apertura: da martedì a domenica, 11:00 – 17:00; chiuso il lunedì non festivo La mostra:Il Palazzo del Fulgor ospita la mostra *Antonio D’Agostino. Fluxus Images – Fotografie degli anni ’70*, un omaggio al compianto artista sperimentale italiano Antonio D’Agostino (1938–2025).L’esposizione restituisce la vitalità del movimento Fluxus attraverso lo sguardo di D’Agostino, che documentò momenti fondamentali di performance e happening negli anni Settanta, tra cui le azioni ad Art Basel 1974.Il successo riscosso dall’iniziativa, sia dal pubblico che dalla critica, ha portato il Fellini Museum, sotto la direzione di Marco Leonetti, a prolungare l’apertura della mostra fino al 14 ottobre 2025. Opere in mostra:📸 Circa 40 fotografie in bianco e nero, di vari formati🎥 Video d’arte storici degli anni ’60 e lavori recenti selezionati🎭 Protagonisti rappresentati: Nam June Paik, Charlotte Moorman, Giuseppe Chiari, Takako Saito, Joe Jones, Geoffrey Hendricks e altri. Catalogo:“Antonio D’Agostino. Fluxus Images”Pubblicato da ArtonWorld.com – Green Luxury EditionIl volume raccoglie testi a cura di:– Carmelita Brunetti– Enrico Gusella– Marco Leonetti– Emiliano Zucchini Il catalogo offre una lettura critica e storica dell’opera di D’Agostino, arricchita da un saggio commemorativo che celebra la sua eredità artistica e la sua visione sperimentale. Omaggio all’artista:Scomparso nel gennaio 2025, Antonio D’Agostino lascia un’importante eredità visiva e sperimentale che viene celebrata attraverso questa mostra e la pubblicazione del catalogo, concepiti come tributo conclusivo alla sua ricerca e al suo ruolo nella scena dell’avanguardia internazionale. Ufficio stampa e contatti:Fellini Museum – Ufficio Stampa📧 museofellini@comune.rimini.it📞 Tel. +39 0541 793781 – Comune di Rimini🌐 www.fellinimuseum.it Culturalia – Ufficio Stampa e Comunicazione📧 info@culturaliart.com🌐 www.culturaliart.com At the request of the public and following its great critical success, the exhibition dedicated to the Fluxus photographic portraits by artist Antonio D’Agostino has been extended until October 14, 2025. Exhibition dates📅 August 30 – October 14, 2025 (extended due to numerous visitor requests) Venue📍 Palazzo del Fulgor – Piazzetta San Martino, Rimini🎫 Admission: included with the Fellini Museum ticket🕒 Opening hours: Tuesday to Sunday, 11:00 – 17:00; closed on non-holiday Mondays The exhibitionPalazzo del Fulgor hosts Antonio D’Agostino. Fluxus Images – Photographs from the 1970s, a tribute to the late Italian experimental artist Antonio D’Agostino (1938–2025).The exhibition captures the vitality of the Fluxus movement through D’Agostino’s lens, documenting key moments of performances and happenings in the 1970s, including actions at Art Basel 1974.The success of the initiative, both with the public and with critics, led the Fellini Museum, under the direction of Marco Leonetti, to extend the exhibition until October 14, 2025. Works on view📸 About 40 black-and-white photographs, in various formats🎥 Historic art videos from the 1960s and a selection of more recent works🎭 Featured artists: Nam June Paik, Charlotte Moorman, Giuseppe Chiari, Takako Saito, Joe Jones, Geoffrey Hendricks, and others CatalogueAntonio D’Agostino. Fluxus ImagesPublished by ArtonWorld.com – Green Luxury EditionThe volume includes essays by: The catalogue offers a critical and historical reading of D’Agostino’s work, enriched by a commemorative essay celebrating his artistic legacy and experimental vision. Tribute to the artistAntonio D’Agostino, who passed away in January 2025, leaves behind an important visual and experimental legacy. Both this exhibition and the publication of the catalogue are conceived as a final tribute to his research and his role within the international avant-garde scene. Press office and contactsFellini Museum – Press Office📧 museofellini@comune.rimini.it📞 Tel. +39 0541 793781 – Comune di Rimini🌐 www.fellinimuseum.it Culturalia – Press Office and Communications📧 info@culturaliart.com🌐 www.culturaliart.com

Digital Cosmati Design Exhibition

Digital Cosmati Design Exhibition Arriva una nuova tappa per la rassegna espositiva “Digital Cosmati Design” nella bellissima città di #Hannover in #Germania presso il Consolato Generale d’Italia aperta al pubblico dal giorno 9 ottobre al 6 novembre 2025; le opere sono state realizzate dagli autori: professori universitari Unical Eleonora Bilotta , Francesca Bertacchini, Pietro Pantano, con la cooperazionedell’ Accademia Ipazia con Assunta Verrone e Partner#Artonworldmagazinevi consigliamo di sfogliare anche il volume indicato nel link https://lnkd.in/dMnnRcSE in cui sono presenti numerosi lavori con le descrizioni e Qrcode utili per apprezzare queste opere appartenenti alla #DigitalArt prodotte con metodi matematici e stampate su svariate texture.per informazioni scrivere a info@artonworld.com A new stop is coming for the exhibition series “Digital Cosmati Design” in the beautiful city of #Hannover in #Germany, hosted at the Consulate General of Italy and open to the public from October 9 to November 6, 2025. The works were created by the authors: Unical professors Eleonora Bilotta, Francesca Bertacchini, Pietro Pantano, in cooperation with the Ipazia Academy with Assunta Verrone and partners. ArtonworldmagazineWe also recommend browsing the volume at this link: https://lnkd.in/dMnnRcSE It contains numerous works with descriptions and QR codes to help appreciate these pieces of #DigitalArt, produced through mathematical methods and printed on a variety of textures. For more information, please write to info@artonworld.com

Paul Gauguin – The Noa Noa Diary and Other Adventures. The Exhibition in Rome

Paul Gauguin – The Noa Noa Diary and Other Adventures. The Exhibition in Rome By Carmelita Brunetti L’esposizione romana dedicata alle opere di Paul Gauguin affascina molto il visitatore perché lo proietta subito nell’universo creativo e sociale dell’artista francese che decise di vivere la cultura polinesiana con passione realizzando negli ultimi suoi 10 anni di vita molte opere inedite provenienti da collezioni private e visibili n mostra. Sono godibili 165 opere fra litografie a colori della serie Ancien Culte Mahorie ( 1892) e le due sculture datate 1893, le xilografie e alcuni dipinti. Questo percorso espositivo ricostruisce i viaggi del celebre artista francese, raccontati nelle pagine del suo diario di “NOA NOA e altre avventure”, datato 1893, il diario si può ammirare nella sala dedicata alla raccolta dei suoi volumi. Incuriosisce la sala dedicata alla mostra fotografica “Le isole di Tahiti, l’anima primordiale”, realizzata da Tahiti Tourisme in collaborazione con Leica Camera Italia, le opere fotografiche e video sono di Luigi Chiurchi e Pietro Ienca. Nell’insieme la rassegna si presenta molto interessante e soprattutto ben allestita con opere xilografiche di buona qualità e belle come la parete dedicata ai felini e altri animali, o le figure sensuali di coppie di giovani innamorati, molto belli sono anche alcuni dipinti con sfondo paesaggistico. La sede espositiva e’ accogliente, si tratta del Museo Storico della Fanteria, a pochi passi dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. English version By Carmelita Brunetti The Roman exhibition dedicated to the works of Paul Gauguin greatly fascinates visitors because it immediately immerses them in the creative and social universe of the French artist, who chose to embrace Polynesian culture with passion, producing in the last ten years of his life many previously unseen works from private collections, now on display. A total of 165 works can be enjoyed, including color lithographs from the Ancien Culte Mahorie series (1892), two sculptures dated 1893, woodcuts, and several paintings. This exhibition path retraces the journeys of the celebrated French artist, as narrated in the pages of his diary Noa Noa and Other Adventures (1893), which is also on view in the room dedicated to his collected volumes. Particularly intriguing is the section devoted to the photographic exhibition The Islands of Tahiti, the Primordial Soul, organized by Tahiti Tourisme in collaboration with Leica Camera Italia, featuring photographs and videos by Luigi Chiurchi and Pietro Ienca. Overall, the exhibition proves to be very engaging and especially well curated, with high-quality woodcuts such as the wall dedicated to felines and other animals, the sensual figures of young couples in love, as well as some beautiful landscape-based paintings. The venue itself is welcoming: the Historical Museum of Infantry, just a few steps away from the Basilica of Santa Croce in Gerusalemme.

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